Rho (giovedì, 27 marzo 2025) – Un Teatro Civico colmo di cittadini ha accolto mercoledì 26 marzo l’artista di origine ebraica Moni Ovadia e il professor Gianni Vacchelli, docente e scrittore che i rhodensi ben conoscono per i tanti incontri culturali animati a Villa Burba. Nella serata della rassegna “Riflessioni”, sul tema “Palestina: parole di verità”, è emerso un forte richiamo alla responsabilità personale di ciascuno e alla urgenza di un “risveglio interiore e sociale”.
di Maria Chiara Bagnato
La serata, moderata da Angela Grassi, si è aperta con il saluto dell’assessora alla Cultura Valentina Giro, che ha inquadrato l’evento in una serie di iniziative che l’Amministrazione comunale sta portando avanti da mesi sul tema della pace: “Da quando abbiamo fissato questa data, 4 mesi fa, sono successe tante cose, con un bilancio di vittime devastante. Perché parlare di Palestina? Ecco, siamo qui per riflettere, per cercare di capire cosa stia accadendo, per rilanciare la battaglia dei diritti. Bello vedere il Teatro pieno di persone per un confronto aperto e condiviso”.
La parola è poi passata a Moni Ovadia, ebreo fortemente legato alle proprie radici: “Io non sono uno studioso ma un attivista per i diritti sociali. Quello che il popolo palestinese sta subendo da decenni è un genocidio – ha esordito – Non lo dico io, lo dice Amos Goldberg, professore di Storia dell’Olocausto presso il Dipartimento di Storia Ebraica dell’Università Ebraica di Gerusalemme.
Ovadia, ricostruendo la storia dello Stato di Israele e dell’appoggio statunitense, ha concluso: “L’Occidente è complice del crimine sionista e questo è ripugnante. Senza opposizione, il sionismo prosegue il suo piano a scapito dei palestinesi innocenti. Continua una narrazione piena di bugie e uno dei più grandi crimini è strumentalizzare la Shoah per giustificare una infamia. Ci sono sopravvissuti alla Shoah che chiedono di fermare lo sterminio dei palestinesi. Mobilitatevi, perché la questione palestinese è quella su cui si gioca il futuro di una umanità che voglia avere uno statuto morale, diritti e pace. Se questa storia finirà con la deportazione del popolo palestinese, non sperate più di avere giustizia, di avere diritti, di avere rispetto dell’umanità. Sparirà il diritto internazionale, sparirà il rispetto della persona umana nella sua sacralità. Stare dalla parte dei palestinesi non ha niente a che vedere con le proprie opinioni politiche, è scegliere tra l’umanità o la barbarie, la vita o la morte”.
Gianni Vacchelli, nell’intervento dal titolo “Dalla selva oscura bellica a nuove visioni di risveglio, resistenza e pace”, ha ribadito come “questa tragedia indicibile sia uno spartiacque”: “Il momento che stiamo vivendo è inedito. E’ una crisi di civiltà senza precedenti. Siamo chiamati a un risveglio interiore, sociale e politico perché siamo a un guado.
Intenso il confronto finale partito dalle domande del pubblico. E’ emerso ancora più forte il richiamo alla responsabilità personale: “Dobbiamo essere milioni a reagire altrimenti saremo responsabili davanti alle generazioni future. Quando dopo il diluvio universale viene scelto un solo uomo, è emblema del fatto che ciascuno di noi deve sentirsi responsabile del mondo intero”, ha sottolineato Moni Ovadia.
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