Milano (venerdì, 11 aprile 2025) – Dopo quasi dieci anni di carcere, Alberto Stasi ha ottenuto la semilibertà. Il provvedimento, concesso dal Tribunale di Sorveglianza di Milano, gli permette di lavorare all’esterno durante il giorno, con l’obbligo di rientrare ogni sera in carcere. Un passaggio previsto dalla legge per favorire il reinserimento sociale dei detenuti.
di Maria Chiara Bagnato
Stasi, oggi quasi 42enne, sta scontando una condanna a 16 anni per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007 a Garlasco. Il suo processo è stato lungo e complesso: assolto in primo e secondo grado, fu condannato in via definitiva nel 2015 dopo la revisione della sentenza da parte della Corte di Cassazione.
Tra i punti discussi del caso, le tracce digitali sul computer di Stasi, la mancanza di sangue sulle sue scarpe e alcune incongruenze nel suo racconto. Elementi che hanno diviso l’opinione pubblica e alimentato dubbi per anni.
La famiglia Poggi ha espresso amarezza per la decisione, ricordando che Chiara “non ha avuto nessuna seconda possibilità”. Per loro, la concessione della semilibertà rappresenta una ferita che si riapre.
La misura non modifica la condanna né implica una liberazione anticipata, ma si inserisce nel percorso rieducativo previsto dall’ordinamento penitenziario. Stasi ha studiato, collaborato e tenuto un comportamento ritenuto adeguato.
Il caso Garlasco resta uno dei più emblematici della cronaca italiana. E se la giustizia ha fatto il suo corso, le domande e il dolore intorno a quella tragica mattina d’agosto non si sono mai davvero spenti.
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