Milano (sabato, 12 aprile 2025) – Picchiata, insultata, umiliata. Tutto mentre era indifesa, sola, affidata a chi avrebbe dovuto prendersi cura di lei. È l’orrore quotidiano vissuto da una donna di 63 anni, malata di Alzheimer precoce e invalida al 100%, che per mesi ha subito maltrattamenti da parte del suo badante – un uomo italiano di 58 anni – finito ora agli arresti domiciliari.
di Maria Chiara Bagnato
A far scattare le indagini, lo scorso settembre, è stata una segnalazione dei Servizi sociali del Comune di Milano alla Procura. Sul corpo della donna erano stati notati lividi sospetti. Non c’erano denunce, non c’erano parole: la vittima, per la gravità della malattia, non era in grado di raccontare nulla.
A parlare, però, sono state le immagini. La Polizia Locale, con il Nucleo tutela donne e minori, ha avviato una delicata attività investigativa, culminata con l’installazione – su autorizzazione dell’autorità giudiziaria – di telecamere nascoste nell’abitazione della donna. Le riprese, effettuate nel corso di un mese, hanno confermato i sospetti: l’uomo la colpiva al volto e sul corpo, la aggrediva verbalmente, la denigrava.
Un’aggravante pesante: non era solo un badante. L’uomo era anche l’amministratore di sostegno della vittima, nominato dal giudice a fine 2023. Aveva quindi un ruolo di responsabilità pubblica, che ha tradito con violenza.
Le prove raccolte hanno portato all’emissione dell’ordinanza di custodia cautelare, eseguita lo scorso 6 aprile. L’uomo è stato arrestato e condotto nel luogo dove sconterà i domiciliari, con divieto assoluto di allontanarsi senza autorizzazione.
Un caso che riaccende l’attenzione su chi, ogni giorno, vive in condizioni di fragilità estrema. E su quanto sia fondamentale non voltarsi dall’altra parte.
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